Luogo: Punta Licosa, Italia
Anno: 2020
Categoria: manifesto architettonico
Tipo: residenziale
Cliente: n/a
Stato: progetto di ricerca in mostra presso il Padiglione Italia della Biennale di Venezia
Area: 150mq
Manifesto filosofico: Leonardo Caffo
Architettura: Mario Coppola
Sostenibilità: Paolo Cresci, Arup Italia
Consulenza scientifica: Brunella Velardi
Concept strutturale: Giammichele Melis, Arup Italia
Gruppo di lavoro Arup Italia: Mariela Tsopanova, Rick Titulaer, Alessio Mirabella, Luca Orlandini
Visualizzazione: Chiara Pisapia
Progetto grafico: Gabriele Rollin
La Villa Postumana è un progetto manifesto che propone un nuovo linguaggio architettonico basato sul concetto di ibridazione. Accompagnata dal Manifesto dell’architettura postumana, la villa dichiara che il mondo non ci appartiene, e i recinti spaziali che costruiamo, dentro cui nasciamo e viviamo, per quanto diversi e impermeabili rispetto a ciò che lasciano all’esterno, non scindono il destino della specie umana da quello degli altri viventi. Realizza così una figura inedita, radicale e disturbante, delicata e potente nello scardinare la nostra certezza di homo faber (unicus).
Partendo dallo studio della Villa Savoye di Le Corbusier, rielaborazione moderna dell’architettura classica, il progetto ne reinterpreta la struttura in una chiave di scambio con il terreno su cui sorge: un Partenone che ritorna collina e, viceversa, una collina che si architetturalizza per farsi Partenone.
La villa viene immaginata su un promontorio di roccia sedimentaria, luogo di contatto tra cielo, terra e mare. Un processo digitale di ottimizzazione topologica connette il parallelepipedo modernista, separato dal terreno, con le stratificazioni di pietra, trasformando i pilotis in vere e proprie radici organiche che rispondono alla stessa logica di minimizzazione di materiale e massimizzazione della resistenza propria di alberi e ossa. Attraverso le più avanzate tecnologie per l’ecocompatibilità esistenti e in fase di sviluppo, a partire dalla stampa 3d di materiali locali (terra cruda e rifiuti riciclati portati dalla risacca), le risorse naturali dell’ecosistema mediterraneo – tra cui vento, sole, acqua e biomassa – entrano a far parte del linguaggio e della figura architettonica come parametri cruciali del processo creativo. L’involucro architettonico, con le sue inclinazioni, aperture, sporti e arretramenti, viene dunque modellato tenendo conto, simultaneamente, delle questioni compositive, di quelle energetico-ambientali e, soprattutto, di quelle legate alla biodiversità, vero cardine della progettazione postumana.
La coesistenza armonica del trilite e dell’angolo retto, simboli architettonici dell’antropocentrismo, con le differenziazioni e le topologie irregolari dei corpi e del paesaggio, dimostra che disegnare uno spazio umano è possibile anche senza staccarsi dall’ordine dinamico e auto-organizzato del cosmo. Lasciando così che la villa, casa dell’uomo nella natura, possa librarsi sul mare.